toponomastica cusitana

TOPONOMASTICA CUSITANA

La toponomastica del mio paese dimostra, se pure ce ne fosse bisogno, l’attaccamento che lega la gente cusitana alla propria storia.

Quasi tutte le vie del paese prendono il nome dai siti storici in cui sorgono (via Marabisi, via dei Basiliani, via Ponte, ecc.), da personaggi illustri nati o vissuti a Licusati (via Cav.Gallo, via Cav.Sofia, via D.A. De Luca, via Padre Vincenzo Jervasi, ecc.), o dai Santi venerati in paese dai tempi dei monaci basiliani (via S.Antonio, via S.Francesco, via Fantino, ecc.).

1) piazza San Marco: San Marco è il Santo Patrono di Licusati ed il simbolo del “leone alato” che sempre lo accompagna è presente anche in bassorilievo sul bel tombino al centro della piazza opera del giovane artista cusitano Pantaleo Tarallo.
A ripensare alla gioventù quanta nostalgia nel ricordare quella piazzetta, molto più piccola dell’attuale, sempre piena di vita. La piazza era viva 24 ore al giorno: il via vai di gente diversa non si fermava mai. Di giorno punto di incontro e di preghiera, di sera (non c’era quella irriverente scatola nera che oggi ci tiene segregati in casa: la televisione) luogo di giochi, di bevute e di schiamazzi. I ragazzi e “i mbriachuni” tiravano a tardi approfittando di quel locale che tutti i paesi ci invidiavano: “Il Seggio”.
Non si faceva a tempo a rientrare nei propri letti che “Zu’ Pascale”, alle quattro del mattino, in attesa della corriera che portava alla stazione, riapriva il bar.
“U’ barr ri Zu Pascale”: luogo incredibile della mia gioventù, dove ho passato con amici ormai persi le migliori serate e nottate di quegli anni. Due angusti locali (penso che in tutto non raggiungessero i 20 metri quadrati) in cui erano stivati: il banco bar e due tavolini con le sedie (nel primo), un tavolino ed un calciobalilla (nel secondo). Il locale più interno racchiudeva in un angolo il bagno (spazio di un metro quadro?… forse meno) per entrare nel quale i giocatori di tressette dovevano alzarsi e farsi da parte. Non sto qui a raccontarvi degli odori: tra una birra, una sigaretta ed una folata dalla porta del bagno. Poi arrivò la televisione: Zu’ Pascale riuscì a far entrare anche la televisione.

(fotografia di gruppo in piazza San Marco – anno 1963)

2) piazzetta Santa Maria: piccolo slargo nella parte alta del paese. Prende il nome da una antica cappella dedicata alla madonna che creava una strettoia legata all’aneddoto di zio Stefano, il quale, tornato dall’America acquistò un macchinone che appena passava per le vie del paese. Un giorno, passando per la strettoia di Santa Maria, zio Stefano investì un maiale, ed alle rimostranze della proprietaria che rivendicava il diritto al risarcimento, zio Stefano rispose in un curioso italian-cusitan-spagnolo: “che ne so mì del puerco”. Da quel momento a chi accusa qualcun’altro di qualche fallo è d’uso rispondere: “che ne so mì del puerco … disse zio Stefano”. La cappella fu purtroppo abbattuta quando i macchinoni cominciarono a diventare tanti e ci fu bisogno di spazio per farli circolare;
3) via Sant’Antonio: è la via che porta dal paese verso la cappella
di sant’Antonio, unica delle tante cappelle rupestri presenti nelle nostre contrade rimasta integra e funzionale. Diventa luogo di preghiera giornaliera nel periodo della “tredicina di Sant’Antonio” nel mese di giugno quando, tutte le sere, i fedeli vi si recano per rivolgere suppliche al Santo.
4) via Santa Caterina: via che va da via Cav.Gallo a via Dei Camerotani, insieme a via San Francesco rinnova la devozione ai Santi Patroni d’Italia;
5) via San Francesco: via della zona alta del paese che ricorda un Santo particolarmente venerato nel nostro paese nonchè patrono d’Italia;
6) via Fantino: meglio sarebbe dire: “scisulilla ri Fantino”, in quanto tutto il rione porta il nome di “Fantino”, mentre la via non è che una piccola viuzza del rione. Il toponimo deriva sicuramente da San Fantino, Santo appartenente alla Chiesa d’Oriente, che durante la sua vita ascetica, dovette passare alcuni periodi in queste contrade;
7) via Cav.Sofia: la via che conduce dalla piazza alla zona alta del paese e che dà l’accesso a tutti i principali palazzi nobiliari. Intitolata a tal Domenico Sofia, morto in Napoli nel 1830 da Consigliere della Gran Corte de’ Conti, appartenuto a quella che era la famiglia principale del paese. E’ ancora da ammirare il grande “palazzo” che affaccia il suo portale su uno slargo della detta via e che ancora oggi è indicato come: “palazzo Sofia”;
8) via Cav.Gallo: una delle principali vie del paese che da piazza San Marco porta verso Camerota fu intitolata nell’anno 1920 a Don Gennaro Gallo, sindaco benemerito del Comune di Licusati;
9) via Domenicantonio De Luca: martire cusitano dei “moti del Cilento del 1828”. Fu condannato a morte mediante fucilazione e la testa decapitata fu esposta, quale monito, nella piazza di Licusati. Insieme a Gian Battista Mazzara e tanti altri giovani aderiva alla Vendita Carbonara dei Filadelfi di Licusati ;
10) via Gian Battista Mazzara: anche lui come Domencantonio De Luca, grande martire cusitano fu fucilato e decapitato, dopo i moti del 1828 capitanati dal canonico De Luca di Celle di Bulgheria, per aver creduto nella rivoluzione e nella libertà. La sua testa recisa fu esposta, a monito, nella piazza di Omignano;
11) via Don Vincenzo Jervasi: nato a Licusati l’11 maggio 1914, entrò nell’ordine dei domenicani dove completò gli studi teologici. A Napoli ebbe la cattedra di Diritto Canonico, Teologia morale e pratica, Cosmologia, Teodicea e Padrologia. Fu nominato Priore dell’ordine dei domenicani. Fu promotore delle cause di beatificazione e santificazione e revisore dei libri da stamparsi. Negli anni ’50, ammalato, rientrò a Licusati come parroco e nella sua umile casa organizzò una vera e propria scuola popolare dove tanti ragazzi furono scolarizzati senza che Don Vincenzo chiedesse loro alcun obolo;
12) via Don Basilio Verderame: nacque a Licusati, dopo aver trascorso un brillante periodo di formazione e compiuto gli studi filosofici e teologici, fu ordinato sacerdote presso la curia vescovile di Policastro nel 1803. Ricoprì vari incarichi tra cui quello di parroco di Licusati;
13) via Amedeo Saturno: nato il 15 giugno 1898 si laureò in medicina presso l’Università di Napoli. Subito dopo si trasferì, come tanti nostri paesani, in Venezuela dove si dedicò con grande passione alla sua professione restando sempre a disposizione, con grande umiltà, fede e dedizione, soprattutto dei ceti più deboli. Deceduto il 17 dicembre 1956 e seppellito nel cimitero di San Felipe, la sua tomba è diventata meta giornaliera di visita per quanti lo conobbero e lo apprezzarono e che sempre lo ricordano per la sua umanità, professionalità e religiosità.
14) via Giovanni Garofalo: sindacalista socialista, sempre pronto a battersi in difesa della libertà e della giustizia, iscritto nella categoria dei sovversivi dal regime fascista, conobbe le carceri ed il confino. Dopo la fine della guerra ricoprì la carica di consigliere comunale reclamando a più riprese il ritorno all’autonomia amministrativa di Licusati.
15) via Luigi de Luca: nacque a Napoli nel 1854 da una ricca famiglia cusitana. Rimasto orfano a 13 anni si dedicò al lavoro ma non dimenticò quella che era la sua grande passione per lo studio e per l’arte. Diventò professore di anatomia presso l’Accademia di Napoli e, contemporaneamente, uno scultore di fama conosciuto in Italia ed all’estero. Conservò sempre stretti contatti con Licusati e gli amici cusitani tanto che in paese si conservano nove opere del “maestro”;

16) via Marabisi: più che di una via si tratta di un dedalo di vicoletti (via Marabisi I, II e III). Si ritiene che il toponimo, tenuto conto che via Marabisi era la via principale di traffico ed è l’unica che presenta una porta di difesa, possa trovare la sua origine nelle influenze orientali presenti nella zona e precisamente potrebbe derivare dall’arabo “marabit”: posto di guardia della guarnigione.

17) via Mandracchio: il toponimo deriva da “mandra” o “mandria” ad indicare un allevamento di ovini. La tradizione vuole che il sito di detta via fosse, in origine, abitato dai mandriani o pastori;
18) via Orcarelli: simile all’etimologia di via Mandracchio, via Orcarelli deriverebbe il suo nome dai porcarelli, ovvero gli allevatori di porci (maiali);
19) via Soprana (oggi via Cav.Sofia): via che non figura più nella toponomastica ufficiale ma che indico al fine di ricordare un toponimo che indicava, tanto tempo fa, la via più importante del paese: la via su cui si affacciavano i palazzi delle famiglie “nobili” e che partendo dalla piazza arrivava alla parte più alta del paese (sopra)
20) via dei Basiliani: una via per ricordare le origini e la storia del nostro paese. Ovviamente per ricordare i Basiliani è stata scelta la strada che dal paese porta fino a quella che era l’abbazia di San Pietro;
21) via Lentiscosana: uno dei vicoletti più caratteristici del paese deve il suo nome ad una dolce, triste storia di amore e solitudine. Pare che, tanto tempo fa, nel vicoletto sia rimasta ad abitare soltanto una coppia di vecchietti. Un brutto giorno l’uomo morì. La vedova, nativa di Lentiscosa, rimasta sola, non sopravvisse a lungo. Fu ritrovata sistemata sul letto con le mani a mò di preghiera. Da quel giorno il vicoletto diventò: via della lentiscosana;
22) via dei Camerotani: deve il suo nome alla tradizione che vuole tra cusitani e camerotani una rivalità mai sopita nei secoli. Si racconta che nei tempi passati nessun camerotano potesse attraversare incolume l’abitato di Licusati. Per tale motivo i camerotani che dovevano recarsi verso il fiume Mingardo preferivano evitare l’abitato attraversando il castagneto che domina Licusati dal lato del monte Cuppa;
23) via Piedipaolo: la denominazione non solo della strada ma di tutta la contrada risale a quella leggenda camerotana secondo cui, per via dello “juri prime noctis”, la popolazione si ribellò al potente di turno, tal Paolo Marchese, e, dopo averlo giustiziato, nè sparse le membra (piedi di paolo) per la valle. Tale toponimo presente a Licusati rafforza anche l’ipotesi che a capeggiare la rivolta sia stato proprio un “villano” cusitano;
24) via Pantana: toponimo dovuto alla grande presenza nella zona di acqua ed acquitrini;
25) via Pantano: come per via Pantana il toponimo si riferisce alle caratteristiche acquitrinose del sito;
26) via Pastane: denominazione che indicava una vasta zona di terreni appena fuori dal centro abitato. Oggi si è pensato di dare il nome alla via che vi conduce al fine di trasmettere il toponimo, che poteva andare perduto, alle generazioni future. Il toponimo dovrebbe derivare dal tipico contratto agrario introdotto dai monaci al tempo dell’edificazione della Abbazia: il pastinato (dal verbo pastinare, cioè dissodare la terra)
27) via Ponte: era la via di collegamento tra Licusati e Camerota. Poco distante dalla piazza la via superava il vallone di Marino grazie all’unico ponte esistente nel paese. Da questo nasce naturalmente il toponimo di via Ponte;
28) via Monticello: è la via che dalla depressione di via Ponte risale verso un modesto terrapieno (monticello: piccolo monte);)
29) via Pistarini: probabile derivazione dal verbo tardo latino “pistare”:…schiacciare…battere per frantumare (dalla grande enciclopedia De Agostini). Il toponimo sarebbe dovuto al fatto che nella zona esisteva una delle più grandi aie dove venivano battuti il grano e gli altri cereali;
30) via Montagna: è la strada che porta dal paese verso la “nostra montagna”: il monte Bulgheria;
31) via Cassetta: per questa via, indicata con questo nome su tutte le antiche mappe, non è stato possibile risalire al motivo storico o sociale del toponimo;
32) via Don Peppe: via posta all’ingresso del paese arrivando da Camerota. Il nome è riportato in tutte le mappe antiche del paese anche se non è dato sapere chi fosse tale Don Peppe. All’ufficializzazione in Consiglio Comunale del nome della via successe un parapiglia perché la sparuta rappresentanza comunista si ribellò in maniera ferma e determinata (direi: incazzata) contro la decisione di intitolare una via a Don Peppino Galato, per tanti anni responsabile cusitano della democrazia cristiana (il quale a quel tempo era vivo e vegeto e non aveva alcuna intenzione di vedersi dedicare una via con tanto anticipo), facendo, anche in quell’occasione, una gran confusione su nomi, tempi e tradizioni.

Soltanto due strade sono intitolate a non cusitani, ma con ragione:
1) via Gioacchino Murat: cognato di Napoleone. Da questi incoronato Re di Napoli. Rappresentò per il nostro Sud l’ennesima occupazione da parte dello “straniero”. Occupazione che per una volta, oltre a morte e distruzione portò, anche, per merito delle truppe, nelle nostre contrade i grandi ideali di libertà ed uguaglianza della Rivoluzione Francese che furono, poi, la base su cui si svilupparono i successivi moti cilentani. Altro merito di Murat fu di aver concesso nel 1808 a Licusati la sempre agognata, ed ancora oggi rimpianta, autonomia amministrativa.
2) via Don Giustino Russolillo: fondatore dell’ordine dei vocazionisti il quale si recava spesso a Licusati dove fondò la casa delle suore. Negli anni Licusati ha dato all’ordine 25 suore e 4 sacerdoti.